Martedì, 2 luglio, per la prima volta abbiamo celebrato i vespri nella chiesa monastica e abbiamo iniziato così la nostra vita regolare entro le mura semplici e solenni di Santa Maria Mãe da Igreja.
Come spesso accade in circostanze come questa, la concitazione, le cose da fare, da concludere, da avere presenti sono così tante che si finisce per lasciare in secondo piano la bellezza di momenti come questo.
La festa di San Tommaso apostolo ci ha suggerito che entrare in monastero è un po’ come mettere la mano nel costato del Signore, trovarci nella condizione di essere meno distratte dalle cose, dai vari movimenti di persone e di operai. Inoltre, come ci ricordava don Donato (un sacerdote della Fraternità San Carlo Borromeo, ospite da noi in quei giorni) nell’omelia della Messa di san Tommaso, se la costruzione del monastero è praticamente terminata, la nostra vita deve rimanere un cantiere aperto alla conversione e alla comunione.
Questi giorni, come vi accennavamo sopra, ci hanno visto accompagnate dalla visita dei seminaristi del secondo anno della Fraternità san Carlo Borromeo, assieme al loro rettore, don Donato, e a don Filippo, vicerettore. Uno dei seminaristi è portoghese ed è il fratello della nostra novizia, Ana Cecília; così hanno pensato di fare un breve viaggio in Portogallo per conoscere i luoghi e la famiglia di Tiago.
La loro presenza, oltre ad essere un segno della bella amicizia che ci lega a questa Fraternità, che misteriosamente riesce a essere presente nei momenti cruciali del nostro cammino (anche il giorno dell’incendio c’erano alcuni di loro nella foresteria), è stata un provvidenziale aiuto nel trasferimento delle ultime cose e nello spostare da un luogo all’altro i mobili della foresteria, che stiamo già preparando per l’accoglienza vera e propria degli ospiti che chiedono.
La mattina abbiamo “ultimato” il trasloco delle nostre cose ancora in foresteria. Dopo aver recitato per l’ultima volta l’ora nona nella cappellina della foresteria, è stata la volta dei libri di coro e del trasferimento del Santissimo nel tabernacolo provvisorio della Chiesa. Vedere il Signore che entra nel Suo Tempio è stato un momento di vera commozione e di gratitudine, Lui che è il cuore di tutto e la ragione di ogni nostra fatica.
In questi primi giorni di vita in monastero i luoghi regolari distribuiti armonicamente intorno al bel chiostro danno un altro respiro alla giornata. La campana col suo tono “grave” segna l’inizio degli Uffici, e noi stiamo riapprendendo i gesti familiari e pieni di significato del camminare in fila dell’incontrarci in spazi dedicati all’ascolto, alla riflessione, alla parola quasi con una nuova apertura.
Grande è anche la gratitudine per tutti gli architetti, ingeneri e operai che hanno pensato e costruito questa nuova dimora per il Signore, letteralmente nelle pietre di questa casa sono scritti anche i loro nomi. Abbiamo dentro una grande gratitudine per ciascuno di loro, anche se della maggior parte non conosciamo i nomi e la storia,
Mentre siamo ancora in attesa di capire quando potremo fare l’inaugurazione ufficiale del Monastero vi abbracciamo e vi ringraziamo con molto bene sapendo bene che questa nuova casa è anche opera vostra, del vostro bene e del vostro aiuto.
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