Domenica di Resurrezione

Sepolto il Signore sembrava che rimanesse solo la disperazione, tanto che gli stessi discepoli dicevano: Noi speravamo... Chi a quel tempo non avrebbe pianto, vedendo chiuso così strettamente il libro, senza che ci fosse qualcuno che lo aprisse? Ma non piangere più san Giovanni; anche tu non piangere, Maria: si allontani il dolore, si dissipino le nuvole della tristezza. Esultate, giusti, nel Signore e giubilate voi tutti, retti di cuore. […]

Esaminiamo con attenta riflessione che cosa ci viene raccomandato in una solennità così straordinaria: proprio la risurrezione, il transito, il passaggio. Cristo, infatti, fratelli, oggi non è ricaduto, ma è risorto, non è ritornato, ma è passato, non è tornato indietro, ma si è trasferito altrove. Infine la stessa Pasqua che celebriamo si interpreta come passaggio, non come ritorno, e la Galilea, dove il risorto ci promette che lo vedremo, significa non un ritorno, ma un passaggio ad altro. […] Se dopo la consumazione della croce Cristo Signore fosse ritornato in vita in questa nostra mortalità e nelle miserie della vita presente, io, fratelli, avrei detto non che egli era passato oltre, ma che era ritornato, non che sì era trasferito in qualcosa dì più sublime, ma che era ritornato allo stato precedente. Ma ora poiché è passato ad una vita nuova, invita anche noi a passare, ci dà appuntamento in Galilea. Per questo in quanto è morto, è morto al peccato una volta per tutte, ma in quanto vive, vive non per la carne, ma per Dio.Che cosa diciamo di questo noi, che priviamo del nome di Pasqua la sacra risurrezione del Signore, in modo che sia per noi un ritorno, piuttosto che un passaggio? Abbiamo pianto in questi giorni, dediti alla compunzione e alla preghiera, all’austerità e all’astinenza, desiderando dì redimere e cancellare le negligenze degli altri tempi in questo sacro tempo di quaranta giorni. Abbiamo comunicato alle sofferenze di Cristo, siamo stati nuovamente innestati in Lui con una specie di battesimo di lacrime, di penitenza, di confessione. Se dunque siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? Se abbiamo pianto le nostre negligenze, che motivo c’è ora per ricadervi? Ci troveremo ora di nuovo curiosi come prima, parolai come prima, pigri e negligenti come prima, vani, sospettosi, detrattori, iracondi e invischiati negli altri vizi che con tanta pena abbiamo deplorato in questi giorni? Mi sono lavata i piedi, come sporcarli ancora? […] 

Chiunque, dopo il pianto della penitenza non ritorna alle consolazioni della carne, ma avanza nella fiducia della divina misericordia ed entra in una certa nuova devozione e gioia dello Spirito Santo, e non tanto si compunge del ricordo dei peccati passati quanto piuttosto si intrattiene con la memoria e s’infiamma col desiderio de premi eterni, questi è davvero colui che risorge con Cristo che celebra la Pasqua, che si affretta in Galilea. Voi dunque, carissimi, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo, assiso alla destra idi Dio, gustate le cose di lassù non quelle della terra perché così come Cristo è risorto dai morti per la gloria del Padre, così anche voi camminiate in una vita nuova, affinché vi rallegriate di passare dalla gioia e dalla consolazione del mondo, per mezzo della compunzione, e di quella tristezza che è secondo Dio, alla devozione santa e alla gioia spirituale, con l’ aiuto di Colui che è passato da questo mondo al Padre, e che si degna di trascinarci dietro a sé e di chiamarci in Galilea per manifestarsi a noi, Lui che è sopra tutte le cose, Dio benedetto nei secoli.

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